Nel nuovo secolo è nata sempre di più, nel cuore dei ricercatori, la voglia di capire più a fondo come funziona il corpo umano in tutte le sue qualità e misteri ancora irrisolti. Tra le tante ricerche svolte però ce n’è una che ha attratto milioni di persone di tutto il mondo. La ricerca di Cleve Backster ha rispolverato un mondo che sembrava essere finito nel dimenticatoio e bistrattato da tutti gli studiosi, ma chi è questo uomo? Backster è stato uno specialista in interrogatori per la CIA, ma è conosciuto principalmente per i suoi studi sulle piante che lo portarono a formulare la teoria in cui egli sosteneva che le piante provassero dolore. Questa scoperta lo portò a confrontarsi con un nuovo mondo in cui la biocomunicazione tra piante, cibi e cellule umane poteva essere possibile, per questo si spinse oltre, indagando anche sul corpo umano, grazie alle sue esperienze, lauree e studi pregressi.
Una mattina del 1966, fece una scoperta incredibile. Attaccò degli elettrodi alle foglie di una pianta di Dracaena e immaginò intensamente di bruciarla e nello stesso istante, la penna poligrafica dell’apparecchio che controllava la pianta, incominciò a tracciare ampi diagrammi sul grafico, mostrando così una reazione estrema della pianta. Backster rimase scioccato da ciò e andò a prendere una scatola di fiammiferi, prendendo in considerazione la possibilità che la pianta avesse percepito la forza di intenzione umana. Quando tornò l’apparecchio stava ancora registrando forti impulsi e decise di rimuovere la minaccia, togliendo i fiammiferi e la sua idea di bruciarla e così gli impulsi si ristabilirono. Provarono in molti a ripetere l’esperimento, ma fallirono ogni volta poiché gli scienziati eseguivano l’esperimento fingendo di voler bruciare la pianta mentre, ogni volta che pensavano di incendiarla veramente, la pianta emetteva nuovamente tali impulsi biocomunicativi.
Da qui Backster estese la sua ricerca anche sulle cellule umane. Raccolse cellule di donatori e ripeté l’esperimento, che risultò efficacie anche in questo caso. Tutte le emozioni veritiere arrivavano alle cellule, e annullavano in maniera significativa tutti i pensieri falsati. Dagli esperimenti di biocomunicazione lo scienziato stabilì quindi che:
“ Se un donatore viene obbligato a sentire un’emozione, le cellule non rispondono, al contrario, quando si riceve una preoccupante chiamata o si subisce un evento felice, le cellule reagiscono in modo significativo.”
Più e più volte gli scienziati hanno ritenuto che la fisica, soprattutto quella quantistica, potesse aiutarci a comprendere questo fenomeno, il campo di coscienza permette la comunicazione tra l’intento emotivo e le cose viventi. Per questo si è sviluppata sempre più la teoria della biocomunicazione che spiega come comunicando con il proprio corpo, sia addirittura possibile guarirlo, ma per riuscirci è necessario:
- Essere riusciti a creare un rapporto con il proprio corpo, riconoscendo che le cellule sono organismi viventi facenti parte del nostro essere e che quindi sono dotate di volontà.
- Costruire la fiducia attraverso conversazioni consapevoli, esprimendo i vostri desideri, superando una malattia o modificando il processo di invecchiamento.
- Modificare il proprio modo di interagire con se stessi, cercando le parole e i pensieri che suscitano emozioni elevate. La gratitudine e l’immenso amore che si deve avere per se stessi, sono due armi potenti.
Chiedere alle cellule di rilasciare tutto ciò che non è più necessario per noi stessi (esperienze del passato, emozioni, pensieri) provoca una disintossicazione che avviene su tutti i livelli. Comunichiamo alle cellule che sappiamo della loro esistenza e che le amiamo incondizionatamente, poiché ci permettono di vivere. Chiediamo di portare in superficie, ad un livello quindi utilizzabile, le conoscenze che possono essere utili per il proprio benessere, le cellule contengono DNA e possono metterci in contatto con chi siamo davvero.